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stavo andando e un desiderio d'Orfeo mi ha voltato. Eppur sapevo, come so, del dolore. Una casa che si lascia per la guerra, che già s'è persa.
Così ho scattato.
Silenzio vivo delle tombe. Stanze che appartengono a montagne. Tra le strade senza ruote, grida di bambini.
Ed allora all'Ade per converso torno
se dev'essere silenzio che sia vero.
Una stanza di una casa tra titani immobili di pietra. Fuori. Il Karakorum tace, guardiano al nulla.
Dalla finestra di polvere nessun rumore.
Sfuggono i ricordi allora tra le assi, così il nome ed il diviso. Dopo un ciclo eterno sono parte di un fruscio, forse mi ridesto.
senza io
questo è il Talismano. Allineando le rocce vicine e la costa lontana si compone. Solo allora esiste, dentro lo scatto.
Un passo in più ed al nulla torna, disfatto
e così stando male,
tra le pareti di una casa mai davvero amata, è filtrata una mattina l'alba. Rossa d'inverno fino al muro, per poi arrendersi.
Tutto il lontano mi si è illuminato nelle mani: l'oriente, le strade di polvere, le campane dei templi, viaggiare nel nulla
poche cose ma essenziali, tienile a mente che andrai ovunque e quando la confusione aumenta, perché sempre aumenta , osserva un albero.
Fino all'oblio
a monk house
se non c'è nulla di mio dove vivo dovrei andarmene e lo farò. Eppure questo è l'assedio e diventa più grande, sale le pendici, varca gli oceani, s'insinua nello stretto e dilaga nel largo.
Non serve più fuggire inseguiti, serve inventare un tempo diverso, un popolo nuovo, altra fantasia, liberare terre, paesi e pensiero dalla vera malattia